Presentazione al Mostra alla Margherita

(ALBERTO MORAVIA, Galleria « La Margherita », Roma, 1948)

— by ALBERTO MORAVIA

La scultura è l’arte per eccellenza antica: ossia antropomofica, allinea dalle astrazioni, umana. Gli antichi credevano all’imitazione della natura il che prova che erano naturaliter artisti perché tutti gli artisti credono in fondo all’imitazione della natura e quale imitazione più perfetta, più parlante della statua alla quale per giunta a fingere la vita si dipingono gli occhi, i capelli, la bocca e la guance? Gli antichi volevano, in tal modo rivaleggiare con gli Dei creatori dell’uomo i quali hanno fatto gli uomini a loro somiglianza. le città antiche erano delle vere foreste di statue e non era raro il caso che queste statue parlassero oppure si tingerà di sangue oppure ancora lasciassero cadere dai loro bianchi occhi qualche lacrima profetica. Si narra di nomini di donne innamorate di statue e questo nomi stupisce: ai giorni nostri pur così scettici, il simulacro di Guidarello Giudarelli ha svente le labbra sporche di rosetto. Detto questo, che ne é oggi della scultura? Tra il museo, l’estetismo, la decorazione da giardino, lo scavo, il feticcio negro e il sopramobile, diciamolo pure, la scultura se la passa maluccio. Abbiamo la impressionne che nella inevitabile fine di tutte le arti profetizzata quasi un secolo fa da Hegel, la scultura sarà la prima infilare la porta di uscita. Per altro ci sono ancora gli scultori. Interroghiamoli, e domandiamo loro che ne é oggi della scultura? Il nostro amico Tot ci da una riposta ottimista. Conosciamo tempo le sculture di Tot, in cui le tentazioni del verismo sono combattute validamente de un senso molto preciso di misura e di integrità formale. Oggi vediamo Tot tracciare con mano sicura, di un moderno e ben compreso espressionismo, disegni contemporanei, in cui la sciagurata vita del tempo é fermata nei suoi aspetti più funesti e micidiali. Tot ha sentito la guerra e gli orrori della guerra non alla maniera di Goya pensi secondo il gusto grafico e irritato di una sensibilità mitteleuropea. Tot, italiano di adozione, é ungherese di origine e dalle pianure del suo paese ci porta il senso di una umanità semplice e dolorosa cui non sorridono le evasioni marine oppure le esaltazioni della montagna. Tendiamo dunque l’orecchio, in quest’occasione, a questa voce amica.